Cultura

Tom Waits il redivivo, un’attesa premiata

Recensione di Alice e Blood Money, gli ultimi due dschi incisi da Tom Waits (di Enrico Barbieri)

di Redazione

Che trepidazione, che attesa: Tom Waits torna a incidere, dopo anni, e addirittura di dischi ne sforna due in un sol colpo. L?evento musicale dell?anno. Eccoli nati, dunque, i due attesissimi gemellini, Alice e Blood Money. E ora che hanno visto la luce, via al gioco delle somiglianze e delle differenze. Qui solo una nota: sono entrambi nati dalla collaborazione con il regista teatrale Bob Wilson, sono entrambi di alta qualità e, visto il risultato, valeva la pena aspettarli tanto. Per il resto, dei due lavori partoriti dal genio di Waits, lasciamo da parte Alice, per parlare della grana grossa e del carattere sanguigno di Blood Money. Ricordavamo Woyzeck disperato e umanissimo, con gli zigomi affilati e gli occhi stravolti di Klaus Kinski nel capolavoro di Werner Herzog. Così lo ritroviamo in Blood Money, anch?esso ispirato al dramma di Georg Büchner e intriso di vita, dominato da un sentimento oscuro della natura. Il disco, splendidamente introdotto dalla prima canzone Misery is the River of the World, racconta di povertà e innocenza, di tentazioni e assassini. E della miseria, fiume sempre in piena in cui vanno a mischiarsi umori umani, gelosia e sangue. Blood Money prosegue musicalmente sul solco già tracciato da Bone Machine e Mule Variation: un impasto ardito di ballate, coups de théâtre e danze macabre. Su tutto, la voce dolente di Tom il randagio, che come sempre abbaia alla luna e si dilania il cuore per alleviare le pene dei vinti di ogni specie.

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